Bassetti: “Il primo lockdown era
giusto, dopo si poteva fare meglio”
“Credo che a marzo 2020 il lockdown fosse l’unica soluzione possibile,
limitando la circolazione delle persone e quindi anche quella del virus. In
quel momento fu la soluzione presa dall’Italia, ma dopo anche da tutti gli
altri, dalla Spagna alla Francia. Mentre la modalità in cui furono
successivamente gestite le chiusure, anche a livello delle aziende, merita
un’analisi. Si poteva fare in maniera diversa all’inizio?
Probabilmente no, ma dopo sì. Il lockdown è stato troppo lungo,
ricordiamoci che a maggio si è deciso di continuare la chiusura delle scuole e
questo è stato un errore”.
Così all’Adnkronos Salute
l’infettivologo Matteo Bassetti, primario Malattie infettive
dell’ospedale San Martino di Genova, in occasione del terzo anniversario
dell’annuncio del premier Giuseppe Conte del lockdown nazionale con lo slogan
‘Io resto a casa’.
“Abbiamo visto che il lockdown con il
coprifuoco, e poi le zone rosse, quelle gialle e le arancioni, sono state una
declinazione della lettura della pandemia che non mi ha visto concorde su come
agire”, continua Bassetti . “Se sono dell’idea che quel 9 marzo 2020 non
potevamo fare altrimenti credo invece che nel prosieguo siamo stati chiusi
troppo a lungo. Il lockdown è uno strumento che, per quanto barbaro,
era l’unico modo per limitare la circolazione delle persone. Ma
la Pasqua fatta tutti in casa o i divieti per Natale: ecco questo si poteva
fare diversamente. Quelle terribili due settimane di fine febbraio e inizio
marzo portarono ad una decisione presa anche al buio ma – conclude – non c’era
una soluzione diversa che quella di dire di restare a casa”.
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