Il sogno di Intel in Piemonte si è fermato a Davos, almeno per
ora. Parola dell'amministratore delegato della multinazionale dei
microchip Pat Gelsinger, che al Forum Economico Mondiale è stato
chiaro: al momento nessuno stabilimento sarà aperto in Italia. In
Europa Intel è concentrata sui nascenti impianti in Polonia e Germania.
Nessun
investimento in Italia
Una doccia
fredda per Piemonte e Veneto, le due regioni in trattativa dal 2022
per ospitare i siti di test e assemblaggio dei semiconduttori,
necessari per smartphone, computer, ma anche per l'automotive. L'investimento
in Italia, secondo quanto annunciato dalla stessa Intel, doveva
valere 4 miliardi e mezzo di euro - a cui Palazzo Chigi era disposto
ad aggiungerne altrettanti - e avrebbe creato 1.500 nuovi posti di
lavoro diretti e altri 3.500 per l'indotto.
Le opzioni
in regione
Nel
dossier con cui il Piemonte si era candidato, era stata proposta l'area
del Novarese con Galliate, vicino all'americana Memc, altra
multinazionale statunitense specializzata nella produzione di wafer in silicio
venduti anche alla stessa Intel. Ma in lizza c'erano anche Casale
Monferrato, Cuneo, Vercelli, San Giorgio Canavese, Torino Mirafiori e
Bairo. Si era parlato anche di Volpiano, dove già c'è la Spea che
produce macchinari per il collaudo dei microchip. La Regione, dal canto suo,
non vuole darsi per vinta. Dal Grattacielo fanno sapere di non aver
ricevuto nessuno stop ufficiale della trattative. Il sogno però
sembra sempre più lontano. Così come la speranza di portare in
Italia una produzione dominata da Asia e Stati Uniti.
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