Donato Capece, segretario generale del sindacato, mette sotto accusa tutti coloro che tendono sempre a sminuire i gravi fatti che accadono nelle carceri: “Difendono Caino a scapito di Abele”
(www.lanazione.it/firenze) – Firenze – Un
altro caso di violenza in carcere. Un sovrintendente della polizia
penitenziaria è stato sequestrato nella notte a Sollicciano da tre detenuti.
L’intervento di altri operatori ha poi fortunatamente consentito di riportare
la situazione alla normalità. È quanto denunciato dal sindacato Uilpa, che ha
spiegato quanto accaduto. “L’ennesima violenza” ai danni della penitenziaria a
Sollicciano ha avuto inizio nella tarda serata di ieri protraendosi fino alle
prime ore dell’alba.
Protagonista del “grave episodio” è stato “un
gruppo di detenuti di origini sud africane, già noti per la loro indole
violenta”. Il sovrintendente aveva appena iniziato il proprio turno
di servizio notturno quando uno dei tre reclusi coinvolti “fingendo un malore
ha chiesto di essere trasportato presso i locali dell’infermeria del reparto
ove era ristretto, e all’atto dell’apertura della cella lo stesso detenuto
unitamente ad altri due hanno preso con forza” il sovrintendente e lo hanno
rinchiuso con loro in cella sequestrandolo e minacciandolo che lo avrebbero
ucciso.
“Dopo pochi minuti sono sopraggiunti altri operatori
allertatati nel frattempo dal suono dell’allarme generale e solo grazie alla
professionalità di questi e alle opere di mediazione si è riusciti a far
desistere dal loro intendo i tre detenuti ed evitare che la situazione
degenerasse”
“Ormai quasi quotidianamente – afferma Antonio Mautone,
segretario Uilpa polizia penitenziaria di Firenze – registriamo aggressioni e
violenze da parte dei detenuti verso il personale di polizia
penitenziaria” a Solllicciano “ma questa volta la violenza subita
dell’operatore è stata davvero molto elevata. Ci preoccupa notevolmente il
clima di violenza che si respira all’interno della struttura e ci preoccupa
altresì il silenzio e l’assenza dei vertici dell’amministrazione rispetto a
questi episodi”.
“Ci dispiace altresì evidenziare – aggiunge Mautone – come
autorità ecclesiastiche e istituzionali, pochi giorni fa in visita
nell’istituto fiorentino non abbiano inteso incontrare le organizzazioni
sindacali”. Il 26 maggio a Sollicciano c’è stata la visita di una delegazione
del Csm guidata dal vice presidente Fabio Pinelli, insieme al presidente della
Cei Matteo Maria Zuppi.
Il sindacato Sappe: “Sommossa sfiorata”
“Sommossa sfiorata” al carcere fiorentino di Sollicciano:
così il sindacato Sappe interviene in merito a quanto accaduto la notte scorsa
nel penitenziario, dove detenuti hanno impugnato, si riferisce, “spranghe di
ferro” contro gli agenti e sequestrato un sovrintendente. Secondo quanto
riferisce in una nota il segretario toscano del Sindacato autonomo polizia
penitenziaria Francesco Oliviero «un detenuto di origini nigeriane, alle 24
circa, chiedeva di poter essere visitato dal medico di guardia. L’agente
addetto alla sezione, una volta avvisato il medico, apriva la cella, con
l’ausilio di un sovrintendente” e di un altro poliziotto, per fare uscire il
detenuto: ma “al momento dell’apertura della cella, 4 detenuti sono
usciti con spranghe di ferro, hanno spaccato alcuni vetri del corridoio della
sezione. Il sovrintendente e i due agenti attraverso il dialogo hanno
cercato di riportare alla calma i detenuti e farli desistere dai loro intenti.
Purtroppo, non ci sono riusciti e il sovrintendente è stato chiuso
nella cella insieme a un altro detenuto e gli altri tre gridavano: ‘Vai,
ammazzalo’. Dopo dieci minuti nella sezione sono intervenuti una
ventina di agenti accorsi sul posto a seguito dell’allarme generale e sono
riusciti a ripristinare l’ordine senza ricorrere all’uso della forza”.
“La situazione è insostenibile – afferma il Sappe –
soprattutto perché non vengono adottati i provvedimenti di trasferimento fuori
dal distretto Toscana/Umbria dei protagonisti di tali eventi da parte del
Dap”. Donato Capece, segretario generale del sindacato, mette sotto
accusa tutti coloro che tendono sempre a sminuire i gravi fatti che accadono
nelle carceri: “Difendono Caino a scapito di Abele. Ignorano o fingono
di ignorare il duro e difficile lavoro del poliziotto penitenziario”.
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