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Baby gang: Nulla di nuovo per la gestione dei detenuti ultraventunenni


 “Da indiscrezioni sulla bozza del provvedimento per una stretta sulle baby gang che domani dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei Ministri, apprendiamo che sarebbe previsto che dagli istituti penali minorili possano essere allontanati i detenuti che abbiano compiuto 21 anni se creano problemi all'ordine e alla sicurezza delle strutture. Se ciò fosse confermato, temiamo che sotto questo profilo poco o nulla cambierebbe rispetto alla situazione attuale, atteso che già oggi l’allocazione negli istituti per minorenni è teoricamente consentita sempre che non ricorrano particolari ragioni di sicurezza valutate dal giudice competente. D’altro canto, l’imputabilità al disotto dei 14 anni d’età che verrebbe sancita nello stesso provvedimento ingenererebbe ulteriori difficoltà gestionali e di coesistenza fra fasce d’età e livelli di maturazione notevolmente diversi per il settore detentivo minorile, già oggi gravato da innumerevoli problematiche e difficoltà operative testimoniate anche dai frequentissimi fatti di cronaca”.

 

            Lo afferma Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

 

          “Continuiamo a pensare che, specie in materia di sicurezza e d’esecuzione penale, non si possa incedere con provvedimenti parcellizzati o adottati sulla spinta dei naturali sentimenti derivanti da gravissimi fatti di cronaca, ma, al contrario, che siano indispensabili riforme complessive e strutturate per la completa reingegnerizzazione dell’apparato sia con riferimento ai minori sia a riguardo degli adulti”, spiega il Segretario della UILPA Polizia Penitenziaria.

 

            “D’altronde, il mantenimento nel circuito minorile dei detenuti fino a 25 anni d’età fu introdotto con il decreto-legge n. 92 del 2014, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali per via del sovraffollamento nelle carceri per adulti. In altre parole, la logica era quella di ‘sfollare’ le case circondariali destinando coloro che al disotto dei 25 anni d’età avevano commesso un reato da minorenni. Si sbagliò allora, e non solo con questo, nell’affrontare il reale problema del sovrappopolamento penitenziario e si rischia di reiterare l’errore laddove sarebbe necessario destinare i detenuti ultraventunenni sempre e comunque nelle strutture per adulti, deflazionare la densità detentiva presso questi ultimi, dove il sovraffollamento medio è del 115%, ma con punte che sfiorano il 200%, e attuare l’ordinamento penitenziario vigente sin dal 1975 assicurando la separazione dei giovani al disotto dei venticinque anni dai restanti ristretti. In conclusione, piuttosto che farsi prendere dalla bulimia legislativa, spesso sarebbe più proficuo attuare le norme vigenti da quasi 50 anni. Anche su tutto questo auspichiamo nuovamente che si voglia aprire un confronto con le Organizzazioni Sindacali della Polizia penitenziaria, le quali moltissimo potrebbero offrire in termini di conoscenza e propositivi”, conclude De Fazio. 

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