La chiusura del polo logistico della Decathlon a Brandizzo dimostra che il Piemonte favoloso raccontato da Cirio e Chiorino è ben diverso dal Piemonte reale vissuto ogni giorno dai lavoratori e dai cittadini. La vicenda Decathlon, con 125 posti di lavoro a rischio, è un ulteriore sfregio ad un territorio, il Canavese e il Chivassese, in sofferenza da anni a causa dell’avanzare dei processi di deindustrializzazione.
Solo nel 2023 nel Torinese abbiamo dovuto fare i conti con le crisi industriali di Acciaierie Italia (Ex Ilva), Lear, Te Connectivity, Comdata, Sanac, MA Srl, Primotecs, Rosso Group, Goethe Institut, Sielte Spa, Alitalia, For Fulda, Idrosapiens di Volpiano, Delgrosso di Nichelino e ora la Decathlon.
Crisi che interessano oltre tremila lavoratori, molti dei quali a rischio esubero. Abbiamo di fronte due storie completamente diverse: quella raccontata da Cirio e Chiorino che con toni trionfalistici delineano uno scenario positivo, e quella raccontata dai sindacati, una storia di aziende multinazionali -che atterrano come astronavi e poi dopo un po’ ripartono senza alcun senso di responsabilità verso i territori-, e una storia di donne e uomini che lavorano con contratti part time e stipendi inferiori ai mille euro al mese. Speriamo che anche nelle urne i piemontesi sappiano distinguere tra favole e realtà.
Alberto AVETTA e Gianna PENTENERO
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