«Siamo sicuramente favorevoli ad una sempre maggior tutela della salute delle persone – sottolinea Vincenzo Nasi, presidente dell’associazione torinese dei pubblici esercizi Epat Ascom -, ma quanto apprendiamo dai giornali sull’imminente divieto di fumo all’aperto sta generando molte domande e dubbi tra gli operatori.
La delibera del Comune di Torino approvata in Consiglio, che peraltro non abbiamo ancora avuto la possibilità di vedere, pone il divieto di fumo ‘ in ogni caso in presenza di bambini o di donne in gravidanza e in ogni luogo all’aperto ad una distanza inferiore di 5 metri da altre persone, senza il loro consenso esplicito’: questo significa includere anche i dehors dei ristoranti e dei locali. La norma lascia interdette le categorie commerciali interessate, dal momento che non esplicita come avverrà l’applicazione nei luoghi di ristoro all’aperto e quali sono i doveri e le responsabilità degli operatori. Se alla fermata del bus nessuno controllerà se il divieto venga rispettato, tra i tavoli di un dehors chi dovrà controllare sarà naturalmente l’esercente, andando ad aggiungere un ulteriore onere e una nuova difficoltà a quelli già esistenti. La pratica dell'obbligo di consenso tra i clienti, inoltre, rischia di generare tensioni e conflitti tra i clienti da dirimere, che si aggiungono alle molteplici sfide già presenti nella gestione giornaliera.
Un confronto preventivo con gli operatori avrebbe fatto affiorare fin da subito le difficoltà di questa norma. Non a caso, i Paesi dell’Unione Europea, compresa l’Italia, si sono fermati di fronte dell’ipotesi di divieto di fumo nei luoghi pubblici all’aperto e altre città hanno definito meglio le circostanze, come Milano, dove il divieto esiste dal 2021, seppur con altri parametri e dal 2025 estenderà il divieto a tutte le aree pubbliche, escludendo però proprio i dehors.
Le categorie dei ristoratori e di gestori di locali sono assolutamente disponibili a dare il proprio contributo per definire meglio le forme di applicazione e di controllo della norma per gli aspetti che li riguardano, auspicando che la Città voglia riconsiderare il testo e la disposizione con l’obiettivo di arrivare ad una norma chiara, effettivamente realizzabile, e non foriera di dubbi ed oneri che in impossibilità di pubblici controlli, scarichi le responsabilità solo sugli operatori che utilizzano spazi all’aperto per la loro attività».
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