Ieri il Consiglio Europeo presieduto da Charles
Michel ha approvato la proposta di utilizzare i rendimenti straordinari
prodotti dagli asset congelati alla Russia per sostenere militarmente
l’Ucraina. In tutto si tratta di circa 300 miliardi di dollari in tutto il
mondo, due terzi si trovano nell UE.
La proposta
prevede che i rendimenti straordinari siano destinati per il 90% circa
all’assistenza militare e per il 10% alla ricostruzione dell’Ucraina. Secondo
una ripartizione che sarà rivista ed eventualmente modificata annualmente a
partire dall’inizio del 2025.
Tutto dara gestito dal fondo “European Peace Facility” e fa già ridere così.
Ciò significa che i fondi che detengono attività e riserve sovrane russe
superiori a un milione di euro forniranno un contributo finanziario dai loro
utili netti corrispondenti, accumulati dal 15 febbraio 2024.
Dopo tante esitazioni e analisi dei rischi, alla fine la UE ha deciso di
“saltare il fosso” utilizzando, con un gesto senza precedenti, i proventi dei
beni russi congelati in Europa per finanziare l'esercito ucraino.
L’ennesima
follia, anche in termini giuridici, che non farà vincere la guerra a Kiev,
determinerà forti reazioni a Mosca (questa volta nessuno finga di stupirsi o di
indignarsi per la nazionalizzazione di altri asset italiani in Russia) ma
soprattutto farà perdere la faccia all’Europa davanti a tutti gli investitori
internazionali.
Il
precedente attuato oggi con la Russia rischia di seppellire la credibilità
economica e finanziaria dell’Europa (quella politica è già stata tumulata da
tempo) con il rischio di pesanti ripercussioni soprattutto nella percezione che
avranno di noi i grandi investitori asiatici (arabi, cinesi, indiani….).
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