Stando al bando pubblicato dalla Prefettura, è prevista per il 1/11 la riapertura del del CPR di corso Brunelleschi, chiuso dal marzo del 2023, dopo una gara d’appalto da 8 milioni e mezzo di euro per la gestione. Ma gli esiti del bando non sono ancora sono ancora pubblici e i termini di riapertura sono incerti
«Domani in
Consiglio regionale chiederemo quando come e se riaprirà il CPR. Finora la
reticenza dei Ministeri è stata notevole. Già non è stata tenuta in
considerazione la posizione del Comune di Torino, almeno vorremmo avere notizie
certe su cosa intende fare lo Stato sul territorio cittadino» ha detto Alice
Ravinale capogruppo AVS in Regione «il CPR è una struttura inutile e disumana,
un enorme spreco di risorse pubbliche, 163 euro al giorno a individuo, per far
star male le persone, di cui meno di un quarto vengono poi rimpatriate. Lo ha
già detto la Città di Torino con un ordine del giorno dell’anno scorso, lo ha
ribadito la Circoscrizione 3 che questa sera ospiterà un incontro con Ordine
dei Medici, Garante dei detenuti, sindacati e associazioni alle ore 18.00 e lo
ripeteranno tanti cittadini e tante cittadine alla manifestazione di venerdì 1°
novembre».
Come risulta
dal sito della Prefettura di Torino, sono due le realtà preselezionate per la
gestione, la Cooperativa Sociale Sanitalia ed Ekene coop. Sociale Onlus.
Quest'ultima gestisce tra gli altri anche il Cpr di Macomer in Sardegna, sui
cui è emerso recentemente un grave problema di abuso di psicofarmaci a danno
delle persone trattenute e anche di violenze fisiche.
«Le persone
entrano nei CPR senza essere colpevoli di nulla, per il solo fatto di avere il
passaporto sbagliato in tasca» continua Ravinale «ma vengono di fatto detenute
in condizioni vergognose con conseguenze e danni psicologici incalcolabili. Per
ben 18 lunghi mesi il 30% di loro vivrà aspettando di essere rimpatriato nel
paese di origine, quello con cui l’Italia ha stretto accordi; gli altri invece
usciranno dopo aver subito un limbo ingiusto e senza dignità. Basta CPR a
Torino, in Italia e in qualsiasi altra parte d’Europa».
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