“Non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare l’Italia”,
anzi “lotteremo come dannati per mantenere nostra leadership”
Carlos Tavares, ceo di Stellantis, non si sottrae al
confronto con i parlamentari e per più di due ore battaglia con deputati e
senatori: “Mi sembra di vedere una certa rabbia, un certo livore, ma la causa”
delle difficoltà dell’automotive “è il quadro regolatorio che ci è
stato imposto dall’Europa”, sottolinea il top manager. Fare auto
elettriche, spiega, “costa il 40% in più” e la concorrenza dei cinesi, che
hanno un vantaggio competitivo del 30%, “non fa che aumentare la pressione
sull’industria”.
L’invito è fermare le polemiche, “mettersi al lavoro”
e dare “stabilità ai regolamenti”. Per uscire dal pantano bisogna essere
“grandi abbastanza” e Stellantis ha “la dimensione giusta per essere tra i
vincitori: è una società di Serie A con una strategia flessibile, tra
propulsione tradizionale, ibrida ed elettrica: questo è una tutela per il
futuro”, dice il ceo.
Ma la politica deve fare il suo: “Bisogna stimolare
la domanda, con notevoli iniezioni di incentivi per aiutare la classe media.
Non chiediamo soldi per noi, ma di dare un aiuto per i vostri cittadini” con
sostegni che possano rendere “le auto accessibili”. (askanews)
A chi gli chiede se così si potrà centrare il target
di un milione di veicoli prodotti, Tavares chiarisce: “Non parlerò mai di un
milione di veicoli, ma di un milione di clienti: se avessimo un milione di
clienti il sistema manifatturiero in Italia potrebbe soddisfare la domanda”.
La capacità produttiva, assicura, non è un problema: “Se manteniamo le fabbriche in Italia è perché
vogliamo mantenere la fornitura. Siamo ambiziosi e condividiamo l’ambizione del
Governo di Roma”, sostiene. “I nostri impianti industriali sono la risposta
giusta alle sfide del futuro. C’è tanta conoscenza tecnica ed è per questo non
li vendiamo ai cinesi”.
Niente trattative nemmeno su Maserati: “Stellantis non ha alcuna intenzione di vendere
Maserati. Quando dite che non ci sono prodotti, mi scuso, sbagliate: non è
vero”. Il gruppo, mette però in guardia Tavares, resta pur sempre “una azienda
globale” che deve “considerare la competitività in tutto il mondo” e quindi
“non tutte” le auto che verranno vendute in Italia potranno essere prodotte nel
Paese.Sguardo ampio anche per valutare per gli investimenti, come quelli per la
gigafactory di Termoli che potrebbe ospitare la produzione di batterie
nell’ambito della joint venture con Mercedes e Saft: “E’ nei nostri piani” ed
“è sicuramente il sito privilegiato”, rivela il ceo che ricorda come “la
concorrenza sia tanta. Noi pensiamo di aver bisogno di 3-4 gigafactory in
Europa se l’Europa diventa un mercato al 100% Bev, alimentato a batterie
elettriche. Se non c’è domanda, non facciamo nessun investimento”.
(askanews)
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