domenica 19 settembre 2021

Lettera dei Ferrovieri per la Costituzione: No all’estensione dell’obbligatorietà di certificazione verde

 


Rilancio dal sito di Byoblu


Alla Cortese Attenzione di:

Formazioni Politiche
Trenitalia S.p.A.
Organizzazioni Sindacali
Per conoscenza di:
Giornalisti e Stampa

Gentili tutti,
La presente per esprimere innanzitutto solidarietà ai lavoratori e agli
studenti colpiti dall’estensione dell’obbligatorietà di certificazione verde
avvenuta col D.L. n°111 del 6 agosto 2021.

Vi scriviamo per diffidarVi sin da ora dall’estensione della suddetta
certificazione al nostro ambito lavorativo, nonché dall’introduzione di
qualsivoglia obbligo vaccinale, invitando le OO.SS. a difendere il lavoro
quale valore fondante del nostro sistema giuridico e sociale e il nostro
Datore di Lavoro a disapplicare quanto venisse eventualmente stabilito da
qualunque norma discriminatoria e lesiva dei diritti naturali degli esseri
umani; diritti che secondo una concezione giusnaturalistica del diritto sono
da considerarsi pre-politici – ossia acquisiti alla nascita e non tali solo
perché riconosciuti e accettati dalle Autorità – e prioritari rispetto alle
codificazioni del diritto positivo. Tali principi permeano le Costituzioni
nazionali, un documento sovranazionale di estrema importanza come La
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che è a sua volta debitrice alle Dichiarazioni maturate in seno alle rivoluzioni borghesi, anch’esse esiti piuttosto recenti di una tradizione molto più antica, consolidatasi, attraverso l’età antica, medievale e moderna, come un cardine della cultura filosofica e giuridica dell’Occidente.

È con tale sensibilità che ci preme ricordarVi che la responsabilità di
un ordine illegittimo – oltre, ovviamente, a chi lo emana – è in capo anche
a chi lo esegue: «nessun uomo per Kant ha il diritto di obbedire» (1)
affermò la filosofa Hannah Arendt, smontando l’uso sconsiderato dell’etica
kantiana da parte del gerarca nazista Adolf Eichmann, il quale giustificò i
suoi crimini affermando «[…] di aver sempre vissuto secondo i principî
dell’etica kantiana, e in particolare conformemente a una definizione kantiana del dovere» (2).
Alla massima giuspositivistica secondo cui «si deve ubbidire alle leggi in quanto tali», ne preferiamo un’altra incentrata sulla concezione dei diritti naturali: «si deve ubbidire alle leggi solo in quanto sono giuste» (3).

A tal proposito riteniamo il Green Pass – e la sua narrazione mediatica uno strumento biopolitico profondamente discriminatorio (e, potenzialmente, di controllo sociale panottico) che fa leva su istanze pseudo-collettivistiche e che si nutre di una propaganda divisiva e antiscientifica. Divisiva perché essa ha contribuito in modo decisivo a una polarizzazione della popolazione in due schieramenti opposti, di cui – di solito – solo la minoranza è ritenuta meritevole di un’etichettatura ideologica, dall’accento spesso dispregiativo e approssimativo (no-vax); antiscientifica perché riteniamo che in molti casi i media abbiano presentato la vaccinazione in toni così semplicistici, inaccurati e salvifici da aver spinto alcune persone a trascurare alcune cautele igienico-sanitarie in tal modo facilitando la circolazione del virus fra individui vaccinati.

Una simile propaganda e lo stesso Certificato Verde ci sembrano dunque
finalizzati a forzare in maniera surrettizia l’estensione della copertura
vaccinale (un vero obbligo sarebbe controverso e difficile da giustificare
dal punto di vista giurisprudenziale), piuttosto che a salvaguardare la salute
della collettività e dei singoli individui. A dare credito ai nostri sospetti
sulla reale finalità del Green Pass sono le dichiarazioni di un sostenitore
della politica vaccinale, il microbiologo Andrea Crisanti: «Il Green Pass è
un incentivo per la vaccinazione, non è uno strumento di sanità pubblica.
È una bufala pazzesca dire che col Green Pass creiamo ambienti sicuri,
serve ad indurre le persone a vaccinarsi»(4)

Purtroppo il dibattito pubblico sulla questione è fortemente inquinato,
e chiunque osi anche solo mettere in dubbio le linee guida o si azzardi a
sollevare, pure pacatamente, qualche questione inerente all’argomento,
subisce spiacevoli – e non di rado anche violente – etichettature,
demonizzazioni e ghettizzazioni. Nei social tali sentimenti sono sfociati in
manifestazioni parossistiche di rancorosa discriminazione; lo testimoniano le parole di alcuni personaggi pubblici che hanno invocato per i non vaccinati misure di segregazione forzata, augurandosi di vederli «ridursi a poltiglia verde», «fare una vita da sorci», «morire come mosche», invitando i riders a sputare nel cibo a loro destinato (5)

Qualunque tesi, anche quando ben argomentata e sensata, tende a
essere ridotta, nelle sue caleidoscopiche sfaccettature, a una questione
tecnico-scientifica, il cui dibattito è riservato alla comunità scientifica,
spesso rappresentata dai media come un monolite di sapere univoco e
inscalfibile. Ne deriva che il dibattito pubblico, che in una società civile e
liberale dovrebbe essere auspicato e incentivato, viene invece soffocato e
appianato sulle sole posizioni “consentite”. La furia denigratrice dei fautori più intransigenti del Certificato Verde non ha risparmiato neppure le voci contrarie di alcuni stimati esponenti della cultura italiana, come i filosofi Giorgio Agamben, Massimo Cacciari (6) e lo storico Alessandro Barbero (Barbero è pure uno dei firmatari di un appello anti-Green Pass
sottoscritto da più di 600 docenti) (7), i quali sono stati bacchettati
pubblicamente ed ex cathedra da colleghi e altri personaggi pubblici, che
non gli hanno perdonato la mancata adesione alla vulgata governativa.

Da una prospettiva più strettamente medico-scientifica i dati sulla
letalità della CoViD-19 indicano, al momento, che la mortalità e
l’occupazione delle terapie intensive interessano con una grande
prevalenza le fasce più anziane della popolazione, con il 98,5% dei ricoveri
in terapia intensiva riguardante pazienti ultrasessantenni e un’età media dei decessi superiore agli 80 anni (8).
Ci sono fasce di popolazione per le quali la malattia è notevolmente meno rischiosa e l’estensione forzosa di una vaccinazione di massa ci sembra un letto di Procuste, se teniamo conto dei possibili effetti collaterali dei vaccini a breve (vedi, fra i vari effetti collaterali riportati in letteratura, i casi di pericarditi e miocarditi) (9) ma anche a medio e lungo termine (non ancora noti) e del fatto che la popolazione a rischio risulta in gran parte già vaccinata con doppia dose.

Ad esempio per quanto riguarda la situazione italiana, i decessi degli under 40 senza patologie concomitanti accertate sono stati (dall’inizio
dell’epidemia al 21-07-2021) 44 su circa 4,35 milioni di positivi (dato
riferito a tutta la popolazione italiana)(10). Per quanto riguarda l’età
pediatrica il rapporto rischi/benefici è ancora più contradditorio, poiché
nel nostro Paese (al 01-09-2021) il tasso di ricoveri settimanale riguardante
i ragazzi fino ai 17 anni è di 10-20 casi per milione11; inoltre la malattia per
la maggior parte dei giovani consente lo sviluppo di un’immunità
durevole12 a fronte di una contagiosità che dura non oltre una settimana(13) e un’incidenza di Long-Covid in linea con altre viremie comuni (14).

Ricordiamo infine che la manipolazione della scienza per fini politici ed
economici è tutt’altro che un’ipotesi folle o remota, com’è stato riportato
dal sociologo Luciano Gallino (15). Per tali ragioni, pur confidando con fermezza nel metodo scientifico, ci preoccupa la deriva dogmatica di ciò che viene comunemente definita scienza; così come ci inquieta l’inesorabile degenerazione tecnocratica postdemocratica delle democrazie occidentali, soprattutto di alcune di esse (Italia in testa). Preferiamo pertanto credere nel metodo scientifico piuttosto che nella scienza.

“Credere nella scienza” ci sembra infatti un’espressione ossimorica, visto che di solito si crede nelle religioni, nei loro miti e riti, nei loro dogmi. Vorremmo non assistere a nuove Inquisizioni e professioni di fede estorte col ricatto.
Preferiamo invece intendere la scienza come la concepiva uno dei
maggiori fisici della storia, Richard Feynman, il quale scrisse che «[…] la
Scienza è credere nell’ignoranza degli esperti»16. Siamo convinti che la vera scienza si fondi sul dubbio e non sul dogma.

Per quanto riguarda il Decreto sul Certificato Verde, al di là delle
appena accennate criticità inerenti all’ambito scientifico-sanitario ed
epistemologico, ci preme in questa sede porre l’attenzione soprattutto sulle
questioni di natura giuridica e politica, le quali sono state ben argomentate da un gruppo di giuristi in un documento di 30 pagine(17).

In questa sede ci accontentiamo ricordare alcuni articoli della Costituzione della Repubblica Italiana che ci paiono in contrasto con quanto stabilito dal suddetto Decreto. Per inciso ci preme ricordare che i Ferrovieri italiani
contribuirono a contrastare il fascismo con dignità, orgoglio, coraggio, e
la nostra Costituzione democratica nacque anche grazie a loro. Essa
stabilisce principi di democrazia, diritto al lavoro, libertà, dignità,
uguaglianza, pluralismo e pace. Da tempo i ripetuti attacchi al testo
originale e la violazione dei suoi principi fondamentali, che la rendono più
formale che sostanziale, ci preoccupano molto.

▪ L’Articolo 1 della nostra Carta fondamentale fonda la nostra
Repubblica sul lavoro.
▪ Nell‘Articolo 2 «la Repubblica riconosce e garantisce i diritti
inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni
sociali ove si svolge la sua personalità». Riconosce e garantisce
appunto quei diritti di cui siamo portatori e non concede, poiché
essi non sono a disposizione di alcun potere politico.
▪ L’Articolo 3 stabilisce la pari dignità di tutti i cittadini e la loro
eguaglianza, senza distinzione alcuna
.
 Nell’Articolo 4 «la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il
diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo
questo diritto».

▪ L’Articolo 13 stabilisce che «la libertà personale è inviolabile»
(se non per atto motivato dell’Autorità giudiziaria).
▪ Nell’Articolo 32 «la Repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività,
e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere
obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per
disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare
i limiti imposti dal rispetto della persona umana»

A proposito di quanto stabilito dall’ultimo periodo del secondo comma
dell’Articolo 32, crediamo sia importante fare riferimento all’articolo 3
della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, la quale subordina ogni trattamento sanitario al consenso libero e informato dell’interessato e alle leggi 145/2001 e 219/2017, nonché al fondamentale diritto di autodeterminazione in materia di salute stabilito dalla Convenzione di Oviedo.
Fondamentale è pure l’interpretazione della Corte Costituzionale che, con
sentenza 308/1990, stabilisce che non è permesso il sacrificio della salute
individuale – e i vaccini contro SARS-CoV-2 non sono esenti da rischi
(vedere rapporti EudraVigilance e AIFA comunque viziati dalle sottostime
della farmacoviglianza passiva) – a vantaggio di quella collettiva.
Oltre che dalla nostra Costituzione la discriminazione, in questo caso
introdotta dalla certificazione verde, è condannata pure dalla Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo (art. 2), dalla Carta dei Diritti Fondamentali
dell’Unione Europea (art. 21), dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (art. 14) e, nello specifico, del regolamento UE 953/2021 (combinato disposto di C. 36 e art. 17) che stabilisce che «è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate, o hanno scelto di non essere
vaccinate».


Non entriamo nel merito della discutibile gestione dell’emergenza, ma,
nel perdurare dello stato d’emergenza, ravvisiamo un profondo, pericoloso
e preoccupante iato tra la gestione del potere da parte del Governo e
quanto previsto dalla nostra democrazia costituzionale (i Padri Costituenti
non costituzionalizzarono lo stato di emergenza memori dell’abuso
strumentale dell’articolo 48 della Costituzione di Weimar).
Alla luce di tutto ciò, ci opponiamo fermamente a una norma che
percepiamo come vessatoria e ricattatoria
, così come ci opponiamo
all’imposizione di qualunque trattamento sanitario per poter ottenere il
pass. Siamo pertanto contrari alla imposizione – diretta oppure surrettizia
– di un vaccino attualmente autorizzato in via condizionata (come da reg.
CE 507/2006), che non ha ancora concluso il normale iter sperimentale,
del quale non sono noti gli effetti a medio e lungo termine e che non
impedisce infezioni e contagi. Anche la soluzione che consiste nel
sottoporre i cittadini non vaccinati a ripetuti tamponi – invasivi, non
sempre attendibili, quand’anche a pagamento – per poter esercitare quei
diritti inviolabili fondamento dello Stato di diritto non è, secondo noi, una strada percorribile.

Pretendiamo, auspicando la Vostra comprensione e il Vostro sostegno,
un rapido ritorno alle normali pratiche di amministrazione della cosa
pubblica previste nella nostra Carta e un pieno ritorno nella disponibilità di tutti e di ciascuno dei propri sacrosanti diritti fondamentali. Qualora le
nostre richieste venissero disattese non esiteremo a tutelare i nostri diritti
in ogni sede legale competente e a intraprendere ogni azione mirata a
scongiurare questa indegna discriminazione
.

Venezia, 16 Settembre 2021.

FERROVIERI PER LA COSTITUZIONE

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