“Fake Pass”: Una complessa
indagine del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, di concerto con i
Compartimenti di Milano e Bari
Nell’ambito di una complessa
attività d’indagine effettuata dal Servizio Polizia Postale e delle
Comunicazioni, di concerto con i Compartimenti di Milano e Bari, con il
coordinamento delle Procure della Repubblica presso i Tribunali di Roma, Milano
e dei minorenni di Bari, sono stati identificati, perquisiti e indagati 4
soggetti, tra i quali 2 minori, gestori di diversi canali Telegram
specializzati nell’offerta illegale di Certificati Green Pass Covid-19 falsi,
per i reati di truffa e falso.
Le indagini sono scaturite da
un capillare monitoraggio della rete internet, attraverso il quale, gli
specialisti della Polizia Postale, tramite complesse analisi tecniche e
finanziarie della block chain, la tecnologia alla base delle criptovalute, sono
riusciti ad individuare i canali di vendita e ad identificarne gli
amministratori.
Erano migliaia gli utenti
iscritti ai canali su note piattaforme di comunicazione dove veniva proposta,
con garanzia assoluta di anonimato, la vendita dei green pass falsi, da pagare
in criptovaluta o buoni acquisto di piattaforme per lo shopping on-line, ad un
prezzo compreso tra i 150 ed i 500 euro.
Sono in totale trentadue i
canali Telegram sequestrati dagli agenti della Polizia Postale nel corso
dell’indagine in esecuzione del decreto di sequestro preventivo emesso dal
Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma su richiesta della
Procura Capitolina, consentendo, così, l’interruzione dell’attività delittuosa.
L’attività investigativa,
tutt’ora in corso, è rivolta all’identificazione degli amministratori di
ulteriori canali individuati oltreché degli acquirenti.
Si rammenta che qualsiasi
certificato Green Pass originale non può essere falsificato o manomesso poiché
ogni certificazione viene prodotta digitalmente con una chiave privata del
Ministero della Salute che ne assicura l’autenticità. Ad ogni controllo con la
preposta App ufficiale VerificaC19, viene interrogata la banca dati
ministeriale contenente l’elenco ufficiale della popolazione vaccinata e, di
conseguenza, un QR-CODE generato con una certificazione non autentica, non
supererebbe la procedura di verifica.
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