Bentornati a tutte a a
tutti sulle pagine del blog. Dopo I’intervista a Michele Becchio sul palio a
Carmagnola ecco una nuova intervista, con protagonista il
giornalista sportivo del Il Mercoledi, settimanale d’informazione di
Moncalieri: Gianluca Beccaria non vi resta che proseguire nella
lettura!
A presto!
Che piacere di questa
chiacchierata con te Gianluca ci conosciamo da tantissimi anni.
Incominciamo, come sei
entrato a far parte della famiglia del Il Mercoledì?
“In maniera molto semplice. Come il
direttore Mel Menzio, il vice Luca Carisio ed il grafico Enrico Bonfigli facevo
parte della redazione de il Giornale di Moncalieri. Quando questo fallì venne
loro l’idea di ripartire con un’altra pubblicazione e nacque il Mercoledì”.
Da quanto tempo ne fai
parte?
“Come
ti raccontavo proprio dagli albori, dalle prime affollate riunioni all’uscita
del numero 1, ergo da sempre”.
Cosa ti ha spinto ad
intraprendere questa carriera da giornalista sportivo?
“Due
cose. La prima fu una quasi scommessa con un amico che mi parlò di un corso
post diploma della Regione. Per accedervi c’era un test che avrebbe «promosso»
sessanta diciamo studenti ed io ebbi la fortuna di classificarmi 13° con un
articolo sul rugby. Vista l’età (era il 1990 ed avevo 24 anni) decisi di
accettare la scommessa. L’ambito sportivo è stato poi semplicissimo da
scegliere essendo sempre stato in campo o sugli spalti di qualche stadio o
palazzetto”.
Quando hai capito
realmente che era il lavoro fatto apposta per te?
“Tutto
sommato direi immediatamente anche se all’epoca la mia conoscenza degli sport
dilettantistici non fosse granchè pur organizzando tornei, arbitrando ed
allenando una squadra in Pgs (Polisportiva Giovanile Salòesiana, ndr), un ente
di promozione sportiva riconosciuto dal Coni. Fortunatamente ho sempre letto
tantissimi quotidiani e ascoltato tanta radio e ciò mi ha aiutato sia sulla
carta stampata sia quando ho avuto occasione di fare altre cose in radio e in
tv”.
Hai avuto modo di avere a
che fare con diversi ambienti sportivi, soprattutto il basket: cosa pensi in
merito al mondo del basket?
“Sono
sempre stato un appassionato di basket grazie anche alle prime partite Nba
trasmesse in televisione negli anni ottanta. Entrare a bordo campo come
giornalista fu quindi una cosa eccezionale. Ti dirò di più. Era l’antivigilia
di Natale del 1990 e l’Auxilium Torino, allora Ipifim, giocava a Milano
l’ultimo turno di A1 prima della sosta. Bene saliì sul pullmann con i tifosi
per la trasferta e durante il tragitto mi venne un’idea folle. Ci avevano
appena dato i tesserini della Scuola di Giornalismo (che era intitolata a Carlo
Chiavazza) e così chiesi di farmi scendere all’ingresso dei giornalisti ed
entrai al Forum con quel tesserino sostenendo che a Torino entravo ovunque con
quello. E fui doppiamente fortunato perché oltre ad ottenere l’ingresso l’Auxilium
vinse dopo un supplementare. Tornando alla domanda il mondo del basket è assai
simile a quello di tutti gli sport che io chiamo alternativi al calcio non
avendo mai gradito la nomea di «minori». C’è un grande spirito di fratellanza,
specie nei campionati a metà strada tra il vertice e le serie minori, tutti
conoscono tutti”.
Cosa rappresenta per te e
come ti senti a parlare di uno sport come il basket, in un paese altamente (e a
tratti purtroppo direi) calciofilo?
“E’
la mia passione, oltretutto ho avuto modo di seguire tutte le serie dalla A1 di
quando l’Auxilium giocava le semifinali scudetto alla Prima Divisione,
attualmente rinominata Divisione Regionale 3. La fortuna se vogliamo è stata
essere su un territorio dove, quando la pallacanestro è parsa quasi sparire
almeno nel torinese, ci sono state realtà come il Carmagnola Basket 95 e la
Pallacanestro Moncalieri (poi divenuta Pms ed ora Moncalieri Basketball) capaci
di scalare le serie vincendo, questi ultimi, anche la Coppa Italia di serie B
d’Eccellenza a Foligno. Ed anche a livello femmnile ho seguito tutti i
campionati, dal più «amatoriale» alla serie A1. Non solo Moncalieri per
parecchi anni ha organizzato un torneo prestagione che ha portato al
PalaEinaudi le più forti squadre d’Europa del periodo come Cska Mosca”.
Quali sono stati gli anni
dove il basket ha toccato il punto più alto in Piemonte da quando segui questo
sport da giornalista?
“Potrei
dirti quando Torino ha ospitato le finali di Uleb Cup dal 2008 al 2011. Vero è
che la capitale sabauda ha fornito solo il «teatro» alla manifestazione. Più
significative, a questo punto, le finali nazionali Under 19 disputate a Torino
per l’organizzazione della Pallacanestro Moncalieri dove tra gli altri vedemmo
ad esempio Tommy Baldasso poi vincitore dello scudetto con Milano. A livello di
sodalizi al vertice nazionale occorre tornare indietro alla già citata Auxilium
per poi arrivare al sogno di Biella. Attualmente occorre spostarsi a Tortona
dove è stato fatto un gran lavoro sia a livello maschile che femminile con i
rispettivi quintetti al via della prossima serie A1”.
Che ricordi hai
dell'Extratour Carmagnola in serie B? Quale fu il punto più alto di quella
società e quello più basso?
“Ho
ricordi indelebili di una squadra che ha avuto solo il torto di durare
pochissimo. Fu un periodo di entusiasmo generale, dal presidente Lazzaro
Scassa, alla dirigenza, agli sponsor Paolo Pagin e Bollino, infine ai giocatori
tra cui Piero Gili, Davide «micio» Longo, Flavio Paglieri, Tami Robotti, Edo
Gaddo, Roberto Vergnano. E alla guida coach Gaspare Borlengo. Bellissimo. La
seconda domanda, il punto più alto si raggiunse alla fine del primo anno in
serie B2 quando da assoluta outsider l’Extratour arrivò a giocarsi l’accesso in
semifinale play-off con il Campus Varese dove giocava un certo Roberto Premier.
Vinsero i varesini alla «bella» ma i carmagnolesi uscirono dal campo tra gli
applausi”. Il momento più basso al termine della stagione seguente quando non
presentandosi ai play-out il sodalizio venne escluso dalla classifica finale.
Tra le due ti aggiungo poi l’amichevole disputata con una rappresentativa di
giovani statunitensi aspiranti all’Nba tra cui Ronald William Artest jr che sarebbe diventato Metta World Peace”.
Invece, ricordi dell'ABC
Carmagnola del patron Aimetti? Quale fu il punto più alto?
“Sono
stati dieci anni di ricostruzione che han portato alla promozione in serie C a
Settimo in un curioso incrocio essendo il Settimo il sodalizio che prese i
diritti dell’allora Basket 85”.
Differenze tra l' ABC di
allora e quella odierna del presidente Randazzo?
“Non
vedo grandi differenze. Si prosegue nel costruire cercando di mantenere vivo
l’amore per la pallacanestro nei ragazzi e nelle ragazze di Carmagnola. Certo è
che son cambiate tante cose in Italia ultimamente e non è certo facile”.
I
Dolfhins?
“I
Dolphins sono un sogno che prosegue nonostante le difficoltà di non avere un
settore giovanile il che comporta spese decisamente maggiori”.
Il basket in Piemonte lo
vedi cambiato, se si come...
“Purtroppo
mi sembra un reiterarsi di situazioni già vissute che in mancanza di una base
finanziaria forte e certa non può portare a fare voli pindarici”.
Grazie
della chiacchierata Becks
Foto Mario Sofia |
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